Silvia L. Dopo che Evelyn mi ha chiesto di scrivere questo racconto, sono rimasta paralizzata per giorni e giorni, fino a che qualcosa è giunto in aiuto ispirandomi, inaspettatamente.
Un blocco della mail personale, per eccesso di posta, mi ha costretta a quella che pensavo fosse una noiosa, meticolosa e sterile attività di cancellazione.
Ripercorrendo ogni e-mail, sono stata travolta da un flusso ininterrotto di immagini: la mia storia dal 2014 ad oggi… Immagini e lacrime si sono mescolate in tutt’uno ricordandomi gioie, dolori, lacrime, perdite, speranze, nuovi inizi, amicizie care, amori passati, frustrazioni, fallimenti, tribolazioni, felicità, cambi repentini, riappacificazioni, delusioni, perdono, sorrisi, scoperte… Un turbinio di emozioni e ricordi di due anni straordinariamente impegnativi e altrettanto straordinariamente importanti!
Conobbi Evelyn Carr nel 2015, precisamente il 27 Maggio, circa un mese dopo aver avuto la diagnosi di fibromialgia. Impossibile dimenticare quel giorno di fine primavera in cui impaurita, disperata, titubante, dolorante, perplessa, ma anche con una grande speranza racchiusa dentro di me, mi recai a Verona nello studio di Evelyn.
Qualche giorno prima mi ero “casualmente” imbattuta in uno dei suoi primi video in cui una guerriera raccontava la sua storia di dolore e rinascita. Ero profondamente arrabbiata con una cara amica, la quale riteneva che io fossi molto depressa; dentro di me, seppur molto confusa, sapevo benissimo di non esserlo e che tutti quei dolori brucianti e devastanti, quel numero esagerato di sintomi infiniti non poteva essere il frutto di una depressione. Ero consapevole che si trattasse di qualcosa di molto più complesso.
Digitando in Google il termine “fibromialgia” cercavo qualche fonte autorevole che potesse spiegare (io non riuscivo neppure più a spiegarmi, tanti erano i sintomi e tale la loro mutevolezza sia in termini di durata che di intensità, con il risultato di non sembrare neppure più credibile…) alla mia amica questa sindrome così variegata e multiforme. Trovai così uno dei tanti video caricati da Evelyn: guardarlo assieme alla mia amica fu così emozionante… Nel frattempo si erano aggiunti alla visione mia madre e il mio caro amico Emilio, che quasi ogni giorno mi veniva a trovare, accomodandosi sul quel divano che avevo ormai sfondato, tante erano state le ore di permanenza, nella speranza di qualche buona novità.
Nessuno di noi capiva fino in fondo cosa questa meravigliosa Venere nera proponesse come via di guarigione, ma il giorno seguente la chiamai per avere un appuntamento. Ero terrorizzata dal fatto che non potesse ricevermi, che avesse una lunga lista di attesa. Qualche giorno dopo ero a Verona nel suo studio. Mi sembrò un segno che fosse proprio a Verona…. Verona, città dove ho casa e dove fino a febbraio 2015 avevo vissuto con tanto dolore e smarrimento (il dolore e l’incapacità di gestirmi totalmente avevano permesso il mio trasferimento a Schio, nella casa di famiglia, assieme a mia mamma).
Da persona molto razionale, cresciuta in una famiglia di medici, non avevo mai neppure pensato che qualcuno che non fosse medico potesse indicarmi la via della guarigione. Pensavo che solo i farmaci potessero darmi sollievo dal dolore, ma in realtà avevo ampiamente sperimentato che il farmaco non solo non faceva nulla, ma peggiorava la situazione. Mio fratello e mia cognata, medici anestesisti, provarono a darmi ogni tipo di farmaco che però sembrava manifestare solo ed esclusivamente gli effetti collaterali.
Ricordo che una sera mio fratello, preso dallo sconforto più totale nel vedermi disperata, mi somministrò, come ultima prova, una flebo con un cocktail innumerevole di farmaci. Dopo la flebo ero disperata: ancora dilaniata dal dolore e totalmente senza forze. Quella sera piansi tutte le lacrime a mia disposizione e il mio dolcissimo nipotino di 3 anni e mezzo si avvicinò dicendomi: “Sai che la mamma e il papà hanno fatto i dottori per poterti guarire?”. In quelle parole così dolci e amorevoli trovai, per quella terribile e maledetta sera, l’unico sollievo ad un dolore che ormai non riuscivo più a tollerare.
La reumatologa che mi fece la diagnosi non mi disse che la fibromialgia era cronica o incurabile, ma neppure mi diede altre soluzioni! Mi disse: “Ho due pazienti con la fibromialgia: una ha cambiato lavoro e sta meglio e l’altra pure perché ha cambiato fidanzato… fanno anche acquagym alle terme” (ora sorrido al pensiero di queste affermazioni!). In quel momento pensai che in effetti molto nella mia vita era “sbagliato”, a cominciare dal mio lavoro… Ma che cavolo era questa fibromialgia? Comprendevo che quelle risposte non mi soddisfacevano più di tanto (come se la felicità o il benessere potessero dipendere solo da condizioni esterne…), ma non capivo che accidenti avessi dovuto fare per stare meglio.
Intuivo che nei momenti in cui ero più rilassata il dolore si allentava un po’ e che invece nei momenti di agitazione, ansia e paura, diventava insopportabile: era come una morsa che mi stritolava i muscoli e il cervello… Ma cosa dovevo fare? Anni prima avevo praticato lo yoga e così provai ad eseguire da sola qualche pratica meditativa, inutile dire che il risultato fu scarsissimo. Non riuscivo a rilassarmi, a non avere pensieri… Il mio cervello era come inserito in flusso impazzito di pensieri: dai più profondi ai più banali… Il cervello non riusciva a trovare pace e ad ogni minimo problema andava in tilt… black out completo.
All’epoca non avevo la consapevolezza della pazienza…. Non avevo ancora la consapevolezza che, per ottenere un risultato, costanza e allenamento erano presupposti fondamentali. Pazienza, costanza e allenamento. Io pretendevo, invece, di risolvere tutto con una meditazione… (ora, mentre scrivo, mi viene persino da ridere!).
Il mio cervello era continuamente pervaso da quell’annebbiamento che non ti fa neppure ricordare cosa stai facendo, dove stai andando. Invertivo numeri, lettere, non capivo il significato delle frasi che leggevo e rileggevo e ormai qualsiasi tipo di ragionamento astratto mi era precluso. Al lavoro era diventato impossibile ragionare su date future, contratti, durate. Non riuscivo a studiare nuovi argomenti e ricordarli. Non mi ricordavo ciò che il capo mi aveva chiesto di fare qualche minuto prima. Un disastro.
Quanta frustrazione per non riuscire più a fare nulla… Questo stato era tremendo: non riuscivo a spiegarmi il perché alcune mattine sentivo, per qualche ora, un cervello lucido e pronto e poi il buio totale. Questa alternanza (che credevo casuale e non dipendente da me) di lucidità e annebbiamento mi logorava… Più volte ho creduto di essere impazzita. L’ansia di non capire i meccanismi che stavano dietro quei sintomi, li faceva aumentare in modo vertiginoso.
Gli oggetti mi cadevano dalle mani in continuazione e ogni piccolo rumore era intollerabile. Piano piano avevo abbandonato anche l’auto. Guidare era diventato impossibile, anche per piccoli tratti: piccole apnee con perdite di conoscenza, non ricordavo che pedali dovevo premere, non ricordavo più dove fossi diretta: un incubo! Ma anche a piedi non andava molto meglio. Mi dava fastidio attraversare le strade, soprattutto quelle trafficate; al momento dell’attraversamento venivo investita da vertigini che mi facevano sbandare a destra e a sinistra e il mio corpo sudava impazzito. Attraversavo i ponti di Verona praticamente in uno stato di apnea continuo cercando di non guardarmi intorno, tanto era il senso di ondeggiamento. Avevo formicolii continui in tutto il corpo e bruciori insopportabili. Il dolore alle mandibole era lancinante.
Il non riuscire a condurre una vita come gli altri mi creava molta frustrazione che poi, naturalmente, si traduceva in dolore… Vedevo la mia vita bloccata e quella degli altri andare avanti… Quanta rabbia, quanta confusione, quanta disperazione!
La reumatologa mi disse che un periodo di rilassamento alle terme mi avrebbe giovato. Così decisi di partire per Salsomaggiore Terme, inutile dire che fu una esperienza devastante… Le acque termali mi stancarono in un modo esagerato (ancora non sapevo che i miei mitocondri avevano bisogno di riposo per recuperare energia…) e il cibo che mangiavo (in prevalenza salumi e carboidrati) mi devastava l’intestino ancor di più di quanto già non fosse compromesso… Dopo ogni pasto la mia pancia assumeva il volume di quella di una donna gravida di 6 mesi.
Tornata dalle terme andai disperata dal mio medico di base, il quale provò a darmi un anti-depressivo. L’effetto fu terribile: non riuscivo neppure ad orientarmi nel tempo e nello spazio. Avevo le allucinazioni e mi sembrava di vivere in un’altra dimensione. Non avevo la percezione del mio corpo. Capii dunque che i farmaci non facevano per me e dopo una quindicina di giorni decisi di scalarli, tanta era la sofferenza.
Quanti dubbi e perplessità quel famoso 27 Maggio, prima di entrare nello studio di Evelyn. Mi sentivo sperduta. Dentro di me c’era scetticismo, c’era la paura che si trattasse di una truffa e soprattutto la paura che in realtà nessuna guarigione sarebbe stata mai possibile. E d’altro canto se la scienza medica non dava risposte come poteva darle questa signora americana?
Fui accolta da un grande sorriso. Evelyn era meravigliosa, splendente, radiosa, ancora più bella di quanto non apparisse nei video. Mi mise immediatamente a mio agio. Più parlava, più mi rendevo conto che tutto ciò che diceva era verissimo! Aveva una profonda conoscenza della malattia! Finalmente c’era qualcuno che riusciva a spiegare le dinamiche subdole e perverse di una malattia che perdona poco. C’era qualcuno che finalmente riusciva a tradurre ciò che sembrava incomprensibile. La mia confusione era sempre moltissima, ma iniziavo a intravedere una piccola luce, dopo anni di dolore e sofferenza.
Mi ricordo che chiesi ad Evelyn come si sarebbero svolti i nostri incontri (ora sorrido…), perché all’epoca non avevo assolutamente compreso che, per uscire dalla fibromialgia, il lavoro più grande da fare era quello su se stessi. Ora dico: il viaggio più bello che si possa compiere! Avevo una vaga idea del fatto che molto di questa faccenda fosse legato alle emozioni, ma certamente non avevo la consapevolezza che potessero avere un peso così determinante. Insomma, una gran confusione regnava in me! Da quel giorno iniziarono “i mercoledì” con Evelyn. Ogni mercoledì, per un anno, alle ore 19,30.
Vinsi un concorso e l’8 giugno iniziai il mio nuovo lavoro a Venezia. Fino al 27 Maggio, data dell’incontro con Evelyn, non avevo la più pallida idea di come sarei andata al lavoro. Ero smarrita, persa. Fare la pendolare da Schio (200 km al giorno) a Venezia sarebbe stato impossibile. Mi misi d’impegno, mobilitando varie conoscenze, e in una settimana trovai a Venezia una bellissima casa, con un grande giardino. Ero entusiasta di questo nuovo inizio, anche se molto preoccupata per come avrei fatto a gestirmi al lavoro. Se non ero in grado di affrontare ragionamenti astratti, come avrei potuto cavarmela in una nuova attività? Se portare le borse della spesa era un problema grande, come avrei fatto a gestirmi da sola in una città quasi nuova, dove oltretutto ci si muove a piedi?
Ma, tutto sommato, ero fiduciosa e l’idea di iniziare questo nuovo stile di vita in un’altra città e con nuovi colleghi di lavoro mi piaceva.
Tutte queste novità mi consentirono di ricominciare, abbandonando la vecchia identità. Sentirmi lontana dalla famiglia e da vecchie amicizie mi aiutò non poco a cogliere con entusiasmo questo nuovo percorso. Mi sentivo libera. Libera di esprimermi in un nuovo modo. Nei tre mesi di permanenza a Venezia vissi escludendo il MONDO. C’ero solo io. Il mio mezzo di comunicazione privilegiato era “whatsapp”. Facevo poche telefonate, solo quelle essenziali, perché anche il solo parlare mi stancava tremendamente.
Ero ancora dilaniata dal dolore, ma iniziavo a vedere piccolissimi miglioramenti.
Andavo al lavoro e, una volta tornata a casa, seguivo la strategia con ampi momenti di riposo. La camminata si allungava ogni giorno di qualche minuto in più e piano piano imparai gli esercizi di stretching, tramite alcune lezioni guidate su you tube. L’inizio della meditazione fu difficilissimo: il cervello impazzito ed ipereccitato non riusciva a calmarsi. Riuscivo a stare concentrata forse per 30 secondi… I pensieri mi assalivano: la spesa, il biglietto del treno, lo studio per il concorso, la casa dove ero che poi doveva essere affittata ai turisti, la sauna da trovare, il nuovo lavoro… Un flusso interminabile e agitato di pensieri…
Poi un giorno, durante la camminata, andai incontro ad un bellissimo tramonto. Camminavo verso le Fondamenta vicino al quartiere del Ghetto e li ebbi l’illuminazione: iniziai a perdermi in quel paesaggio, in quei caldi toni di colore, lasciando andare il turbinio di pensieri.
Da lì, a poco a poco, la meditazione diventò accessibile e sempre più piacevole, un rituale immancabile. Mi stendevo sul comodo divano di casa e, all’ora del tramonto, iniziavo a visualizzare quel paesaggio che qualche giorno prima avevo fotografato nella mente. E poi il mare, la sabbia calda, il sorriso dei miei nipoti: visualizzavo ciò che più mi rilassava e mi riempiva il cuore. Trovai nella meditazione un grande alleato, da poter utilizzare nei momenti di bisogno,anche in bagno, durante le ore di lavoro, quando il cervello era esausto e non rispondeva più… Era come una sana boccata di aria fresca!
Prima di fare ogni piccola cosa, la vedevo come un problema insormontabile. Poi agivo, riuscivo e dicevo: “Tutto qui?” Solo ora capisco di quanti problemi inutili affollavo il mio cervello… Mi sembrava importante fare alcune cose che in realtà importanti non erano… Non riuscivo a crearmi una scala di priorità e mi ingolfavo di piccole cose da fare… Cose che in realtà avrei potuto diluire nell’arco di tempi molto più lunghi… E sovrastimavo enormemente il tempo che mi sarebbe servito per compiere una determinata attività: per attività che normalmente occupano solo pochi minuti, calcolavo ore… (ricordo che un giorno programmai una mattina per fare un pagamento on line).
Arrivai Venezia con tutto il nuovo “set alimentare”: farina di ceci (e chi sapeva dell’esistenza della farina di ceci??), marmellata senza zucchero, crackers di ceci ecc… seguii sin da subito la dieta del protocollo in modo ortodosso. Era entusiasmante cercare e inventare nuove ricette. Inizialmente, presa da questo nuovo entusiasmo, facevo spese per forse quattro persone (ed ero sola…) e dedicavo parecchio tempo alla cucina, disperdendo tante preziose energie. Riuscivo a cucinare, ma poi dovevo fare pause lunghissime per riprendere un filo di forza. Se cucinavo, poi non riuscivo a lavare i piatti.
Se tornassi a quel tempo, con la consapevolezza di oggi, non perderei più tutte quelle ore in cucina, disperdendo preziose energie! Individuerei 5/6 semplici piatti da alternare (cosa che tuttora faccio) e utilizzerei il tempo per guardarmi un bel fim comico!
A Venezia trovai un ambiente di lavoro molto rilassato e simpatico… Trovai molta comprensione dai colleghi, che naturalmente mi vedevano non essere in piena forma. Certo, non era il lavoro che avrei voluto fare, ma cercai di coglierne i lati positivi: cercai di vederlo come uno “sfondo”. La sola cosa importante ero io con il mio percorso. Cercai di evitare di parlare apertamente della malattia… A chi chiedeva spiegazioni sul perché mangiassi sempre in quel modo o sul perché mi affaticassi così tanto, rispondevo che avevo delle intolleranze e che uscivo da un periodo molto stressante, anche a causa del lutto improvviso di mio padre. A loro bastava questo.
Talvolta arrivavo stremata alla pausa pranzo. Il cervello reggeva per le prime ore del mattino e poi il solito buio…. Spesso scrivevo messaggi ad Evelyn che mi incoraggiava con tanta energia. Questo mi dava la forza per andare avanti fino al pomeriggio. Ma in alcuni momenti le ore non sembravano passare mai. Quando potevo, mi mettevo le cuffiette e ascoltavo e riascoltavo i video di Evelyn.
Seguendo la dieta in modo drastico, i primi risultati non tardarono ad arrivare. In un paio di mesi i sintomi gastrointestinali sparirono quasi del tutto: niente gonfiori di pancia, niente eruttazioni, niente reflusso, niente aria nello stomaco. Anche la stanchezza si era attenuata. Mi pareva un sogno! E mi sentivo così sollevata! Certo il dolore persisteva, ma l’assenza di tutti quei sintomi era già un ottimo traguardo!
La pelle migliorava di giorno in giorno e, dopo soli tre mesi, avevo un figurino da modella. Ero riuscita a perdere il grasso proprio nei punti giusti e la cellulite era sparita assieme a tanta ritenzione idrica! Insomma, avevo recuperato il fisico di quando avevo vent’anni… una favola! (La dieta del protocollo è veramente meravigliosa perché fa perdere peso proprio dove se ne ha di bisogno). Ero così felice! Andavo nei negozi e provavo tutti quegli abiti che ormai non prendevo più in considerazione, perché segnavano nei punti critici, evidenziandone le rotondità. Questa fu la prima vera scarica di endorfine!
All’epoca non prendevo alcun integratore. Introdussi il magnesio solo nel Dicembre 2015 e poi a Febbraio 2016, a seguito di esami del sangue, integrai la mia dieta con la vitamina D, per un ciclo. Non presi nessun altro tipo di integratore del protocollo di Evelyn.
Andavo a fare la sauna circa una volta alla settimana in un hotel lussuosissimo vicino Piazza San Marco. I colleghi mi suggerirono quel luogo perché, oltre a essere molto bello, era incredibilmente economico. Lì riuscivo a rilassarmi molto bene. Ma il viaggio da casa all’hotel era estenuante: ci mettevo circa un’ora a piedi, sostando praticamente ad ogni ponte che trovavo. I molti passanti mi chiedevano cosa avessi, se stessi bene ecc… Non fu facile, ma decisi di guardare sempre avanti!
Dopo circa due mesi di percorso rientrai a casa, a Schio per il week end. Non vedevo la mia famiglia da diverso tempo. Avevo una grandissima voglia di vedere i miei nipotini. Ricordo che l’emozione nel vedere la mia nipotina Matilde, nata qualche mese prima, mi riempì il corpo di dolore. Avevo compreso che il dolore non era la risposta solamente alle situazioni negative, ma anche a quelle fortemente positive!
A fine luglio feci un concorso per andare a lavorare a Padova. Studiavo e ripetevo ad alta voce una materia che già conoscevo, ma di cui non ricordavo quasi più nulla. Leggevo e rileggevo tutti gli argomenti della materia, ma faticavo a ricordarli e soprattutto a rispiegarli in un discorso di senso compiuto. Cominciavo però ad intuire che, nei momenti di studio più concentrato, in cui mi perdevo dentro la materia, l’annebbiamento si diradava fino a scomparire. Si faceva strada in me, per la prima volta, l’idea che tanto di quel dolore e di quei sintomi poteva essere contenuto esercitando il potere della determinazione. Volevo andare a Padova con tutte le mie forze. O meglio, all’epoca credevo di volere andare a Padova.
Ho frequentato l’Università a Padova e la città non mi è mai piaciuta; l’ho sempre trovata cupa, triste, grigia, sporca, sin dai tempi degli studi. Le sensazioni che la città mi evocava erano sensazioni di rifiuto. E allora perché volevo tanto andare in una città tanto odiata?
Vinsi il concorso e, senza minimamente ascoltare ciò che Silvia voleva veramente, decisi di trasferirmi a Padova. Questo fu il mio primo vero inciampo. In pochi giorni trovai una casa, ma che fatica spostarsi spesso da Padova a Venezia!
Dovevo segnare in agenda ogni minimo dettaglio o appuntamento perché ancora la memoria non mi assisteva pienamente. Confondevo molto spesso date, orari, persone… un disastro! Avevo scelto quella casa a Padova senza ascoltarmi minimamente, senza porre attenzione verso tanti aspetti importanti…. Ero solo mossa dalla frenesia e dall’ impazienza di trasferirmi quanto prima perché l’Azienda aveva bisogno velocemente di nuova forza lavoro. La nuova casa fu un vero disastro! Il rumore assordante delle macchine mi impediva di dormire (da poco avevo ripreso a fare delle nottate decenti…) e di fare qualsiasi cosa. Credevo di impazzire. Sentivo i rumori triplicati e la testa scoppiava di dolore.
Ripiombai in uno stato pessimo di salute. E decisi di optare per la “fuga”. In primis dalla responsabilità. Avevo accettato un lavoro in una città in cui avevo giurato, ancora molti anni fa, che non sarei mai più tornata.
Ho spesso scelto le cose con grande razionalità, senza ascoltare i miei desideri più intimi…. Questo mi ha molto limitata. Mi sono chiusa in gabbie di razionalità estrema. Non sono mai stata abituata ad ascoltarmi e a chiedermi ciò che Silvia desiderasse veramente. Schemi mentali sedimentati, razionalità estrema e la “comodità” di ritornare a fare un lavoro che tutto sommato conoscevo, mi hanno spinta verso una direzione che forse non era propriamente la mia.
Che difficile l’ascolto di me stessa! Solo dopo tre mesi di sedute con Evelyn la dura crosta della razionalità iniziava lentamente a schiudersi, dando spazio finalmente ai sentimenti e alle emozioni…. Un lavoro complesso, che tuttora si sta compiendo. Ricordo che una volta Evelyn mi chiese di scrivere il dialogo con il mio subconscio: scrissi tre frasi. Incredibile! Il nostro subconscio ci bombarda di frasi e io ne scrissi solo tre. Ogni volta che il subconscio mi lanciava una frase e mi accingevo a scriverla, poi, contestualmente, la scordavo. Erano forme di autosabotaggio che tentai di arginare con la strategia di tenere il cellulare sempre accanto, creando una chat di whatsapp con me stessa. In quel modo la scrittura era immediata e tramite quelle frasi colsi spunti di riflessione molto importati.
Lasciai quella casa, che per me era un inferno di rumori, e ritornai a casa di mia madre, a Schio. Non volevo saperne di tornare a Padova. Il solo pensiero della città mi faceva rabbrividire e stare male. Volevo evitare Padova e la responsabilità di aver scelto quel luogo con tutta me stessa. E lì imparai la mia prima grande lezione; feci il primo grande passo verso la salute.
In quel mese e mezzo rimasi a casa, a Schio, in malattia. Stavo male, il dolore mi si aggrappava al corpo come un cane arrabbiato. Mille sintomi. Confusione, annebbiamento, incapacità di rimanere lucida. E la voglia di evitare Padova con tutta me stessa. Ero stanca. Ero senza un luogo dove stabilirmi a Padova (fare la pendolare da Schio era impossibile), ma soprattutto non volevo abitare lì.
Evelyn mi sbatté contro ad un muro: “Silvia, è importante che tu ti assuma la responsabilità della tua scelta”. In due parole: dovevo CRESCERE! Dopo quella seduta ricordo che mi misi a cercare casa, seppur da lontano, ma con più determinazione. Tutto sommato iniziava anche a non dispiacermi la sfida di misurarmi con la tanto odiata Padova. Trovai una casa che mi poteva andare bene e feci il trasloco. Era ormai fine Ottobre. Da lì iniziò il primo grande passo di abbandono di tanto dolore. Assunzione di responsabilità, determinazione, voglia di crescere e di accettare la sfida, voglia di diventare DONNA…e il dolore, quasi come per miracolo, perdeva la sua potenza, ogni giorno di più. Io potevo scegliere!
Il secondo grande passo lo feci iniziando a riprogrammare il mio Io. Iniziavo a tramutare frasi del tipo “non ce la fai, sei stanca, non guarirai, non hai abbastanza energia, sono tutte balle che si guarisce… ” in “stai guarendo, hai sempre più energia, puoi fare tutto”. Difficile questa riprogrammazione: scoprii che portava con se attacchi fortissimi di dolore.
Erano forme di ribellione: la mente ancora non accettava il cambiamento. Più insistevo nel cambiare il negativo in positivo e più stavo male. Ma era una forma di dolore diverso. Si trattava una fortissima scarica di dolore che poi però, quasi magicamente, spariva, si dissolveva. Il cambiamento è disseminato da mille resistenze della nostra mente che per anni è stata programmata in un certo modo. Un modo sbagliato che spesso non contempla la fiducia e l’amore per noi stessi.
Affrontare sin da subito questo percorso con la certezza matematica che se ne uscirà (perché è così ed ormai siamo in moltissimi a poterlo testimoniare) e non avere alcuna titubanza, rende le cose molto più facili. E tutto può diventare un bellissimo viaggio in cui godere di ogni singolo momento. Un viaggio di cura del corpo e soprattutto dell’anima.
A Dicembre iniziai a stare benino: avevo promesso alla mia nipotina di 6 anni Carolina che per Natale sarei stata meglio e così fu. L’aver promesso questo a lei mi diede una forza immensa. I miei nipoti meritavano una zia sana che potesse giocare con loro!
Risparmiavo sempre molta energia. Zero uscite serali, zero giornate intere fuori. Lavoravo, tornavo a casa, facevo stretching meditazione, cena e letto. Dal lunedì al venerdì stavo a Padova e poi, nei fine settimana, tornavo a Schio. Quando il venerdì da Padova rientravo a Schio, dopo aver lavorato una giornata, ero molto stanca. Ma è stato bello vedere come questa stanchezza, ogni venerdì che passava, era sempre, sempre meno.
A Febbraio iniziai a dormire molto meglio e a svegliarmi senza quella tremenda sensazione di essere ingabbiata, rigida, dolorante. Ricordo che iniziai ad avere dei piacevolissimi episodi di sonno profondo. Quel sonno che per troppo tempo era mancato. Mi capitò di tornare dal lavoro e di crollare sul letto sino all’indomani mattina. Che benedizione quel sonno ristoratore!!
A Marzo festeggiai il mio stare bene con un viaggio a Dubai, assieme alla mamma e alla mia più cara amica Patrizia. Mi sentivo grande!! È stato un grande sogno che si è avverato!
Ed eccomi ad oggi: mi sento in forza, libera, determinata e con tanta gioia di vivere!! Non ci sono più gabbie, limitazioni, costrizioni. Ma è in atto un viaggio alla piena scoperta di me e dei miei reali desideri, forse per tanto tempo soffocati. C’è fiducia, determinazione, onestà, ascolto di me e degli altri. Non ci sono più titubanze, ma c’è un continuo fidarmi di me e delle mie emozioni. C’è tranquillità, pace, serenità e sorrisi. Tanti sorrisi! C’è empatia, comprensione dell’altro e delle situazioni. C’è assunzione di responsabilità: solo io decido, posso decidere per me. C’è pazienza e amore per me stessa. Ringrazio con tutto il mio cuore Evelyn che mi sta amorevolmente e pazientemente conducendo alla SCOPERTA di me, ponendomi di fronte allo specchio, senza riserve.
La fibromialgia è stata un’enorme opportunità di crescita, un meraviglioso processo di conoscenza di me e delle mie emozioni. È ‘ stata una grande sfida che mi ha spinta ad andare oltre i miei limiti, oltre le mie paure. Ho imparato che ognuno di noi ha sempre il POTERE di SCEGLIERE. Si può scegliere di soccombere, di essere travolti dagli eventi oppure di prendere in mano la propria vita!
Ognuno di noi può incidere in ogni momento! Si può partire esattamente da ORA e decidere di fare la differenza, con azioni concrete: anche la più piccola azione è importante. Ogni giorno trascorso nel dolore è un giorno tolto alla gioia e a tutte le meraviglie che la vita in ogni istante ci offre! GUERRIERA SILVIA
Evelyn Carr- Life Trainer: Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 nov 2017 & “Run for Fibromialgia”!19 novembre 2017 Verona
La Fibromialgia è uno squilibrio biochimico completamente curabile al 100%, il perchè questa Guarigione è spesso difficile apre un capitolo di studio sull’uomo in sè che porterà ad ogni essere umano a capire il vero significato delle parole Vivere e Benessere.
Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 novembre 2017 Hotel Giberti -Via Gian Matteo Giberti 7 Verona
Venerdì 17 e Sabato 18 Nov 2017
Ore 10-13 e 15-19:00 Lavori
Ore 13:00- 15:00 pausa pranzo e tempo libero
Conferenza stampa: venerdì 17 nov 2017 ore 12:00
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la versione finale del libro gratuito “Dal Buio alla Luce”. Un libro in cui diversi miei Guerrieri raccontano la loro storia del il ns lavoro insieme, e racchiude anche la mia storia e di come ho rifiutato la parola “incurabile” nel 2011 al momento della mia diagnosi , il mio Percorso di Guarigione e le mille battaglie e difficoltà che ho affrontato in questi anni nel cercare di far capire alle persone che sì può Guarire.
Un libro che racconta il Coraggio di lottare per il proprio Benessere pilotato dalla voglia di Vivere!
Ho rifiutato anni fa di accettare non soltanto la parola “incurabile”, ma anche di accettare di vedere persone che vivono nel dolore e nella frustrazione quando so che loro possono e devono stare bene, impegnandosi per loro stessi ogni giorno con Amore.
Ringrazio ancora tutti i Guerrieri che hanno contribuito all’opera con le loro storie del proprio cammino dal Buio alla Luce.
Verrà presentata alla Conferenza stampa anche la Campagna di Comunicazione di Crescità Personale ed Autostima nei Giovani. Un collage di 8 videoclip improntati per aiutare i Giovani a non cadere vittime dell’autolesionismo, bullismo, bulimia, anoressia, basso autostima, suicidio ed altro.
Perchè Guerrieri che hanno lottato e Vinto contro il Dolore sono contro il Dolore in ogni forma ed in ogni individuo!
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la Mostra “Il Gusto per la Vita” una raccolta delle meravigliose capacià artistiche dei Guerrieri in cammino verso la Guarigione. Spesso questi sono talenti che non hanno mai saputo di possedere, come Patrizia Gattini che ho spronato a scoprirli e il giorno dopo ha iniziato a creare dei bellissimi oggetti.
Le sue opere, in poche settimane, sono state già richieste da privati e aziende e solo con la passaparola! Sia lei che tutta la sua famiglia sono rimasti stupiti, ma io so che è quello che cela dentro ogni persona in cammino. E dopo questa mostra dei loro vari talenti tutti messi insieme in un unico portale voglio promuoverli nel mondo attraverso iniziative vari per darli visibilità. La loro creatività ed unicità, insieme alle loro storie di coraggio saranno fonte di ispirazione per Tutti, qualsiasi la sfida che stanno affrontando. Visibili e mai più invisibili, testimoniando il loro personale “Gusto per la Vita”!
Inoltre, verrà presentata l’anteprima del Documentario “Stop World Pain” che segnerà una svolta, in quanto abbiamo la possibilità, non soltanto di eliminare la Fibromialgia dalla faccia della terra ma di eliminare gran parte delle malattie che attualmente affliggono l’uomo. La Fibromialgia è un microcosmo che contiene tutte le problematiche che affliggono la ns società d’oggi, ed è come se fosse ingrandito a dismisura per farsì che ogni individuo potesse capire che esiste qualcosa di veramente sbagliato nel ns attuale modo di vivere.
Grazie alla Fibromialgia ogni persona potrà capire ed usufruire delle enorme lezioni di vita racchiuso nel cammino di ritorno alla vita . Un documentario per parlare di un nuovo modello di Benessere (il vero modello di Benessere) e di un nuovo modo di concepire la Vita.
Evelyn Carr
Per ulteriore info: promakers@libero.it