Marika D. La fibromialgia mi ha accompagnato per più di metà della mia vita, non riesco quasi a ricordare momenti in cui io sia stata bene quando ero adolescente o con il seguire degli anni. Fin da piccola avevo alcuni sintomi “immotivati” secondo i medici: mal di testa, svenimenti, epistassi frequenti e qualche altro sintomo. Verso i 18 anni ha iniziato a prendere piede la stanchezza, l’insonnia, l’ansia, cefalee continue, mancanza del ciclo mestruale e con l’inizio dell’università un po’ alla volta il mio fisico ha iniziato a cedere sempre di più a causa della forte stanchezza e dello stress a cui lo sottoponevo. Il fatto di non avere le forze e l’energia per stare in piedi, nonostante i mille controlli medici che risultavano nella norma, mi ha portato a cadere in una forte depressione . Nel 2002 tutto è peggiorato con un colpo di frusta, evento che ha scatenato forti dolori nel mio corpo, prima solo nel collo, schiena, testa e successivamente ad invadermi totalmente.. Mesi e anni di terapie, farmaci, tentativi di ogni tipo non hanno sortito alcun effetto. Solo nel 2008 ho avuto la diagnosi di fibromialgia.
Ecco, come per tutti credo quelli che hanno passato lo stesso calvario da un medico all’altro, sentendosi dire che non c’è nulla che non va e che è tutto nella nostra testa, l’aver avuto un nome al mio male mi ha dato (temporaneamente!) un certo senso di sollievo. Almeno ora gli altri mi avrebbero creduto, avrebbero capito che non inventavo i miei mali; almeno ora quando le persone mi avrebbero chiesto perché stavo sempre così o perché non riuscivo a reggere determinati ritmi, sapevo come potevo rispondere senza sentirmi considerata solo una paranoica lamentosa.
(Video: Una settimana insieme- Evelyn e Marika)
Beh, questo sollievo ho capito ben presto che mi serviva a poco, non avevo una cura, non c’erano informazioni riguardo a questa malattia, quando la nominavo il 99% delle persone non sapevano di cosa si trattasse (nemmeno in ambito sanitario), non sapevo nemmeno come “spiegarmi” agli altri. Benchè avesse un nome, questa malattia non era comprensibile all’esterno, soprattutto perché io non sembravo assolutamente malata e mi sforzavo poi in tutti i modi e contro le forti resistenze del mio corpo a fare quello che facevano le persone sane, perché mi sentivo in difetto, e la malattia è invisibile all’esterno. Sono seguiti ancora anni di visite mediche, tentativi di cura tradizionali e alternativi, ricerche stressanti, accompagnate sempre da maggior disperazione, frustrazione, fatica, rassegnazione, rabbia, sconforto, attacchi d’ansia, delusione, pianti, corse all’ospedale, comparsa di sintomi sempre nuovi e per me assolutamente incomprensibili, sempre maggior difficoltà ad avere una normale quotidianità, problemi col lavoro, depressione, isolamento…
Sono sempre stata una persona preparata nel mio lavoro, responsabile, precisa, ma nonostante dimostrassi capacità e competenze anche superiori ad altri, ero sempre penalizzata dalle assenze per malattia o dover fare il doppio della fatica degli altri per portare a termine i miei lavori perché ero sfinita ed annebbiata dai dolori.
La mia caduta inesorabilmente verso un fondo che sembrava non finire mai si è arrestata quando ho trovato Evelyn. Inizialmente per me è stato assolutamente fondamentale “capire la malattia”, capire cosa stava succedendo al mio corpo, perché era impazzito, capire che le problematiche biochimiche all’interno del mio corpo erano molto complesse e collegate tra loro. Capire che i miei dolori, che oramai non mi permettevano nemmeno più di reggermi in piedi e camminare e mi avevano tolto ogni lucidità, non erano scollegati dalle vertigini, dall’ansia, dagli spasmi, dall’insonnia, dai problemi intestinali, dalle parestesie, dalla sensibilità ai suoni, rumori, caldo e freddo e molti altri sintomi ancora…
È stato importante per me sapere che “una soluzione c’era”! Che c’era qualcuno che capiva cosa intendessi quando spiegavo i miei disturbi perché li aveva provati in prima persona e comprendeva quali fossero tutte le problematiche emotive che ad essi si collegavano. È stato importantissimo trovare qualcuno che parlasse la mia stessa lingua! Fin da subito questo ha dato un certo sollievo a quel macigno di disperazione che mi stavo portando addosso ed ormai mi aveva completamente schiacciata. Questo mi ha permesso di trovare un po’ di serenità, di incominciare a sperare che si poteva guarire, trovare quello spiraglio di speranza che avevo ormai perso, seppure mai mi fossi rassegnata a voler vivere così.
Ho capito che un corpo che è andato in tilt e si trova in uno stato di forte squilibrio, ha bisogno di molta cura, attenzione, pazienza per poter riacquistare le sue normali funzionalità. Un po’ alla volta ho capito che la testa c’entrava con la fibromialgia, con tutti i miei mali…sì, la testa c’entrava, ma non nel modo in cui mi era sempre stato detto ( “è tutto nella tua testa”etc)! La testa poteva aiutarmi (insieme ad altre cose) per uscirne: conoscendomi più a fondo, prendendo consapevolezza dei miei pensieri e schemi limitanti, lavorando sul subconscio, gestendo le emozioni negative e lo stress, conoscendo e superando le mie paure.
Sapevo che il lavoro da fare su corpo e mente sarebbe stato grande, ora posso dire che è molto di più di quanto pensassi inizialmente.
Ripensando alla mia vita, dai ricordi di quando ero bambina ad oggi, quello che mi è risultato più evidente e tuttora presente era quel forte senso di disagio, di inadeguatezza, di paura che mi aveva sempre accompagnato fin dai primi anni di vita.
La perdita di mio papà quando avevo un anno, lo stress vissuto da mia mamma per molti anni per la situazione e gli sforzi per crescere due bimbi da sola e la sua assenza nella mia crescita (causa lavoro) hanno creato un vuoto, una carenza d’affetto ed un’insicurezza enormi che si sono consolidati dentro di me.
Tuttavia queste sensazioni, questo “peso”, questo muro che mi sentivo attorno è sempre stato molto difficile da “spiegare” agli altri, erano difficili da comprendere pure per me, figuriamoci per altre persone. Queste emozioni, che poi mi rendo conto sono molto comuni ad altre persone che stanno vivendo la fibromialgia, mi avevano portato a sentirmi sempre più alienata dal mondo esterno, a sentirmi diversa. Nonostante all’apparenza risultassi una persona estroversa e simpatica, dentro di me sopprimevo un mondo intero.
Ero consapevole di questa mia sofferenza interiore, ma non avevo mai capito come affrontarla nel modo giusto. Non sapevo quanto il mio subconscio c’entrasse in tutto questo e quanto le credenze con cui ero cresciuta fossero limitanti.
Seguendo il percorso di Evelyn, (cambio di alimentazione, respirazione, camminata, stretching, meditazione, gestione dello stress, etc..) dopo circa un mese ho iniziato ad aver i primi miglioramenti: sparito l’annebbiamento del cervello, miglioramento del sonno, sparite sudorazioni notturne, meno ansia, meno dolori; ho ricominiciato a cercare lavoro, ho diminuiti i farmaci, ero meno arrabbiata e frustrata, più serena.
A questo inizio positivo è seguito, dopo vari mesi, un momento di forte peggioramento: sapevo che momenti buoni e poi momenti di ricadute sarebbero potuti capitare e dovevo essere pronta e vigile a non farmi abbattere da questi ultimi (Evelyn mi aveva spiegato anticipatamente tutto questo). Ma nonostante credessi di essere preparata, questo momento NO è stato forte, tanto da farmi nuovamente mettere in ginocchio e mettere in discussione la fiducia in me stessa, che evidentemente non era così salda.
Sembrava che il mio corpo, che aveva iniziato a trovare il suo equilibrio, ora fosse andato in tilt di nuovo. Per la forte ansia e la mancanza di lucidità, nonostante i miei sforzi, non riuscivo a ritrovare la focalizzazione sul mio percorso.
È stata lunga e lenta la mia ripresa con la pazienza infinita di Evelyn che mi esortava a non mollare. In tutto questo la mia famiglia ed il mio fidanzato mi sono stati vicini, mi hanno sostenuto ed aiutato, anche se mi rendo conto quanto per loro sia tuttora difficile capire veramente come ci si sente. Nonostante loro ci fossero, mi è capitato comunque di sentirmi sola ed incompresa molte volte, e questo alimentava la mia frustrazione o paura di non farcela. Sto però imparando anche a sforzarmi di vedere le cose da altre prospettive: in questo caso, nell’interagire con gli altri, cerco di guardare le cose anche dal loro punto di vista e quindi posso capire a volte che siano normali i loro comportamenti nei miei confronti ed ho capito, inoltre, come sia difficile anche per loro sapere come aiutarmi nel modo giusto e capire quanto impegno e sforzo richieda uscire dalla fibromialgia.
So quanto sia importante non farmi abbattere dall’incomprensione esterna (medici, amici, colleghi, famigliari etc..). Ho imparato a gioire di ogni mio piccolo risultato e cercare di vedere tutti i miei traguardi; anche se agli occhi degli altri questi sono invisibili, so che per me sono molto importanti.
Il percorso secondo me è graduale, a volte molto lento, e può capitare di non vedere nemmeno alcuni progressi che si fanno; inoltre tante cose non le avrei mai capite se me le avessero dette all’inizio. Anzi, molte di queste Evelyn me le spiegò fin dall’inizio, nei primi mesi, ed io le ascoltavo con attenzione e credevo di aver capito, poi inevitabilmente accadeva dopo un lungo periodo che quelle stesse parole le sentissi in maniera “diversa”, riuscivo a renderle più concrete e riconoscerle nella mia situazione; solo allora mi rendevo conto di aver veramente capito il loro senso.
Il percorso poi, sempre secondo la mia esperienza, non è sempre così lineare, e questo per molti fattori. Ho visto ad esempio quanto sia facile non appena si sta un po’ meglio o si hanno un po’ più energie, farsi prendere dall’entusiasmo e mettersi a fare (un po’ senza porsi dei limiti) quelle cose che prima non si era riusciti (es. un’uscita un po’ impegnativa, lavori di casa pesanti…) per ricadere poi nello stesso stato di prima. Ho notato che quando ho dei periodi giù un po’ piu forti, la tentazione di cercare il rimedio facile e veloce c’è, è molto più difficile portare pazienza con il mio corpo quando si ribella.
Ho visto quanto sia facile perdersi dalla giusta strada: basta un litigio, un senso di colpa, un confronto in termini sbagliati, una situazione stressante, una recriminazione, non essere costanti con le nostre “cure”, e tutto in un attimo può ripresentarsi come prima.
È importante però per me aver preso consapevolezza di tutto ciò.
Nell’aver intrapreso questa strada posso dire comunque di aver imparato fino ad oggi a guardarmi in maniera diversa e che alcuni miei modi di sentire sono cambiati. Ho imparato ad avere la mente più aperta, ho visto molte cose che prima non vedevo, ho capito che molte paure prima non potevo vederle. Ho capito di non dovermi recriminare per gli errori passati e per quello che non ho compreso prima: se ho sbagliato è perché in quel momento non avevo capito che potevo fare diversamente.
Ho iniziato a dare un nome a tutte le mie paure per poterle affrontare. Ho iniziato a capire in maniera diversa il concetto di responsabilità, che è diverso da quello di colpa. Ho capito che devo essere meno intransigente, più gentile e paziente con me stessa: sono sempre stata troppo critica, rigida, ho sempre pensato di non fare mai abbastanza o abbastanza bene, mai abbastanza soddisfatta di me stessa, sempre con sensi di colpa per qualsiasi cosa, sempre timorosa del giudizio altrui e sempre dipendente dagli altri. Ho realizzato che quando siamo così “immersi” nella malattia (ma in realtà anche quando si sta un po’ meglio), è difficile rendersi conto quanto ci identifichiamo con essa: è stata una cosa molto difficile da vedere e riconoscere, proprio perché ormai dopo molti anni questo è diventato il mio modo di vivere e mi sembra quasi di non ricordarmene altri, oppure ho paura di non essere in grado di gestirmi diversamente. Ho imparato ad ascoltarmi ed avere un po’ di fiducia in me stessa. Ho capito che da troppo tempo non sentivo più gioia, il dolore un po’ alla volta toglie i colori alle cose, inizi a vedere tutto grigio; dentro alla malattia quelli che prima erano i tuoi sogni e le tue ambizioni diventano pian piano cose a cui non riesci più nemmeno a pensare perché non immagini più di poterli realizzare e le poche energie che hai devi impegnarle quotidianamente nel lottare e tirarti fuori da questo dolore che ti attanaglia e non ti dà tregua. Ma questa gioia ho capito che posso trovarla anche nelle piccole cose e da lì ho iniziato. Cerco di sforzarmi concentrandomi su quello che ho e non su quello che mi manca. Ho imparato l’importanza del subconscio e penso che un atteggiamento positivo sia sicuramente molto importante, ma il nostro subconscio è decisamente più “potente” della positività, per questo è necessario conoscerlo bene e saperlo gestire. Proprio nel ruolo del subconscio ho capito quanto siano limitanti le credenze e le convinzioni con cui sono cresciuta e con cui la mia mente si è programmata. Per questo continuo costantemente con il lavoro di riprogrammazione del subconscio: so che più di 30 anni di Input non si modificano dall’oggi al domani.
So di avere delle resistenze ad andare avanti, non so bene quale sia il mio futuro e so di avere diverse paure da affrontare per arrivare alla guarigione: paura nell’affrontare i miei problemi nel rapporto di coppia, paura di non avere le attenzioni giuste o le attenuanti perché sono malata, paura di non potermi poi tirare indietro di fronte alle richieste degli altri, paura di trovarmi catapultata nel mondo “adulto”, mentre io ho continuato a vivere come una bambina bisognosa, paura di non essere in grado di mantenermi un lavoro. Mi ritrovo in molte delle paure che Evelyn ci ha spiegato, però mi accorgo anche che molto spesso è più facile non vederle.
Ho voluto portare la mia testimonianza per far capire che non serve essere “già guariti “ per crederci, per aver fede, per immaginare che un giorno sarà possibile vivere in maniera migliore. Volevo far capire che se si è scelto questa “strada” bisogna essere consapevoli che le difficoltà, i momenti di sconforto, di paura ci sono, ma se si presentano è proprio perché questo percorso è quello più difficile, ovvero quello che ci porta a ritrovare il nostro completo equilibrio corpo-mente-anima. E non bisogna mollare, mai arrendersi.
Non permettete a niente e nessuno di togliervi la speranza e cancellare i vostri sogni.
GUERRIERA MARIKA
Evelyn Carr- Life Trainer: Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 nov 2017 & “Run for Fibromialgia”!19 novembre 2017 Verona
La Fibromialgia è uno squilibrio biochimico completamente curabile al 100%, il perchè questa Guarigione è spesso difficile apre un capitolo di studio sull’uomo in sè che porterà ad ogni essere umano a capire il vero significato delle parole Vivere e Benessere.
Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 novembre 2017 Hotel Giberti -Via Gian Matteo Giberti 7 Verona
Venerdì 17 e Sabato 18 Nov 2017
Ore 10-13 e 15-19:00 Lavori
Ore 13:00- 15:00 pausa pranzo e tempo libero
Conferenza stampa: venerdì 17 nov 2017 ore 12:00
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la versione finale del libro gratuito “Dal Buio alla Luce”. Un libro in cui diversi miei Guerrieri raccontano la loro storia del il ns lavoro insieme, e racchiude anche la mia storia e di come ho rifiutato la parola “incurabile” nel 2011 al momento della mia diagnosi , il mio Percorso di Guarigione e le mille battaglie e difficoltà che ho affrontato in questi anni nel cercare di far capire alle persone che sì può Guarire. Un libro che racconta il Coraggio di lottare per il proprio Benessere pilotato dalla voglia di Vivere!
Ho rifiutato anni fa di accettare non soltanto la parola “incurabile”, ma anche di accettare di vedere persone che vivono nel dolore quando so che loro possono e devono stare bene, impegnandosi per loro stessi ogni giorno con Amore.
Ringrazio ancora tutti i Guerrieri che hanno contribuito all’opera con le loro storie del proprio cammino dal Buio alla Luce.
Verrà presentata alla Conferenza stampa anche la Campagna di Comunicazione di Crescità Personale ed Autostima nei Giovani. Un collage di 8 videoclip improntati per aiutare i Giovani a non cadere vittime dell’autolesionismo, bullismo, bulimia, anoressia, basso autostima, suicidio ed altro.
Perchè Guerrieri che hanno lottato e Vinto contro il Dolore sono contro il Dolore in ogni forma ed in ogni individuo!
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la Mostra “Il Gusto per la Vita” una raccolta delle meravigliose capacià artistiche dei Guerrieri in cammino verso la Guarigione. Spesso questi sono talenti che non hanno mai saputo di possedere, come Patrizia Gattini che ho spronato a scoprirli e il giorno dopo ha iniziato a creare dei bellissimi oggetti. Le sue opere, in poche settimane, sono state già richieste da privati e aziende e solo con la passaparola! Sia lei che tutta la sua famiglia sono rimasti stupiti, ma io so che è quello che cela dentro ogni persona in cammino. E dopo questa mostra dei loro vari talenti tutti messi insieme in un unico portale voglio promuoverli nel mondo attraverso iniziative vari per darli visibilità. La loro creatività ed unicità, insieme alle loro storie di coraggio saranno fonte di ispirazione per Tutti, qualsiasi la sfida che stanno affrontando. Visibili e mai più invisibili, testimoniando il loro personale “Gusto per la Vita”!
Inoltre, verrà presentata l’anteprima del Documentario “Stop World Pain” che segnerà una svolta, in quanto abbiamo la possibilità, non soltanto di eliminare la Fibromialgia dalla faccia della terra ma di eliminare gran parte delle malattie che attualmente affliggono l’uomo. La Fibromialgia è un microcosmo che contiene tutte le problematiche che affliggono la ns società d’oggi, ed è come se fosse ingrandito a dismisura per farsì che ogni individuo potesse capire che esiste qualcosa di veramente sbagliato nel ns attuale modo di vivere. Grazie alla Fibromialgia ogni persona potrà capire ed usufruire delle enorme lezioni di vita racchiuso nel cammino di ritorno alla vita . Un documentario per parlare di un nuovo modello di Benessere (il vero modello di Benessere) e di un nuovo modo di concepire la Vita.
Evelyn Carr
Per ulteriore info: promakers@libero.it