Sonia R. Il 17 Agosto 2005 mi ritrovai piegata in due, sul pavimento del bagno. Avevo dei dolori lancinanti all’addome, brividi, nausea, vomito. Il mio sistema digerente sembrava essere andato in tilt e il mio corpo era in preda agli spasmi. Pensai di morire e che, semmai ne fossi uscita, non sarebbe stata una cosa semplice. Ma non avrei mai immaginato fino a che punto…
Feci una serie interminabile di esami. Responso: negativo.
Intanto, il mio corpo cadde in una profonda debolezza. Non riuscivo nemmeno a svitare il tappo dell’acqua minerale, per intenderci. L’astenia generale mi costrinse sul divano per anni, più o meno stabilmente. Non potevo mangiare quasi nulla. Solo qualche verdura cotta, carne e riso in bianco. I sintomi erano infiniti. Testa ovattata, nausea costante, ansia, intestino irritabile, rallentamento dei gesti, tachicardia, spossatezza, febbriciattola, vista offuscata, gonfiore addominale, rigidità, sindrome delle gambe senza riposo, congestione, senso di soffocamento, vertigini, abbondante salivazione, groppo in gola, catarro, frequenti eruttazioni, sonnolenza, insonnia (notti in bianco per quasi due anni), inappetenza, depressione e una costante paura di morire.
I primi d’Agosto, dell’anno successivo (quasi un anno dopo), ebbi un episodio d’influenza di circa tre giorni. Quello stato ‘influenzale’, che sarebbe rimasto per molti anni successivi, portò nuovi sintomi. Dolori migranti alle ossa e alle articolazioni; brividi; acufeni; dolore alle ghiandole del collo, linfatiche, ascellari e inguinali; febbriciattola. Ci fu anche qualche episodio in cui mentre camminavo, le gambe mi si paralizzavano. Non rispondevano più, come irrigidite improvvisamente. E un freddo costante, fin dentro le ossa, mi accompagnò per moltissimi anni, costringendomi a portare il cappotto anche a luglio. Il mio corpo era completamente dolorante. Anche sfiorare la mia pelle mi provocava dolore. Spesso, al mattino, mi svegliavo con le lacrime agli occhi, per i dolori, alle gambe e ai piedi. Un incubo.
Nel primo anno, seguii i consigli di un medico nutrizionista (da cui andai per un esame al capello), a base di integratori e una dieta prevalentemente proteica. Ma dopo l’episodio influenzale, annientata dai dolori incessanti e insopportabili, decisi di rivolgermi anche ad un reumatologo, il quale mi diede il primo responso di sospetta “fibromialgia”, sovrapposta ad alcuni aspetti della “sindrome di stanchezza cronica”. Mi consigliò di prendere un antidepressivo, ma io decisi di fare altrimenti. Mi si aprì un mondo, sconosciuto e impervio. Vagai da un medico all’altro, sia appartenente alla medicina cosiddetta convenzionale, che a quella alternativa (andai anche da qualche ‘stregone’, tanto per non farmi mancare nulla…). Iniziando a collezionare pile di responsi, di esami più o meno invasivi.
In quegli anni, nessuno o quasi parlava di fibromialgia e, in internet, c’era solamente qualche sito molto approssimativo e qualche forum dagli interventi confusi e angoscianti. La maggior parte dei medici sosteneva che la fibromialgia fosse una malattia inesistente, frutto di uno stato ansioso o depressivo. E nessuno dette credito a quel primo responso del reumatologo.
Col passare del tempo, divenni sempre più disorientata e, oltre alla frustrazione per non riuscire a trovare una soluzione, cominciai anche a vergognarmi del mio stato. Nessuno, infatti, sembrava prendere sul serio la mia malattia: né medici, né amici, né parenti. Io stessa, ad un certo punto, dubitai di ciò che provavo. La fibromialgia non lascia segni nel corpo. Solo nell’anima. Perché ogni suo dolore brucia, silenzioso, nel profondo delle carni, distruggendoti dentro, non fuori. Una malattia invisibile e allo stesso tempo invalidante.
Le cure proposte dai vari medici erano infinite: antidepressivi, miorilassanti, terapie psicoterapeutiche, posturali, cranio sacrali, diete mirate, integratori di ogni tipo, ipnosi, omeopatia, fitoterapia, agopuntura, cromoterapia, terapie rilassanti, meditazioni, yoga, ecc. Rifiutai da subito la medicina tradizionale, pronta a dirti che non esistono cure, ma altrettanto pronta ad elargire psicofarmaci, antinfiammatori, cortisone e quant’altro.
Dopo la prima cura a base di integratori e alimentazione proteica, non vedendo grandi risultati, decisi di ‘tuffarmi’ in internet e cercare da sola, una cura risolutiva. La pillola magica. L’integratore prodigioso. Ma mi ritrovai nel ‘mare’ delle innumerevoli teorie sulle cause e sull’evoluzione della mia malattia. Per inciso, non ero neppure sicura che si trattasse di fibromialgia, visto che la maggior parte dei medici sosteneva che poteva trattarsi: di un trauma psicologico o fisico, di disbiosi intestinale, di un ipotiroidismo subclinico, di Epstein-Barr virus, di parassiti, di disfunzioni posturali, di celiachia, di una vertebra spostata, di infezioni fungine, di stress, di malfunzionamento epatico, di un dente devitalizzato, di candida, di parassiti, di depressione e di molto altro ancora!! Tutte condizioni che potevano dare sintomi simili.
Visitai centinaia di siti e di forum, inseguendo delle risposte, cercando qualcuno che avesse trovato delle soluzioni. Risultato: anni passati davanti al computer e tanta confusione in testa… Non trovai la pillola miracolosa, ma tanti suggerimenti, più o meno efficaci.
- Osteopatia e fisioterapia: mi aiutarono a sciogliere dei ‘nodi’ ai muscoli.
- Massaggi shiatzu: nessun miglioramento. Sembravano urtare ciò che il mio corpo andava, a suo modo, a tamponare.
- Terapia cranio sacrale: non sentii dei cambiamenti.
- Riallineamento dell’Atlante (la prima vertebra cervicale): fu piuttosto efficace. Sparirono quasi del tutto gli acufeni, migliorarono il sonno e l’umore, migliorarono i dolori alla cervicale e altro ancora.
- Agopuntura (due cicli): ci fu solo qualche miglioramento all’inizio.
- Omeopatia e fitoterapia: risultati quasi sempre positivi.
- Cura ginecologica: feci una cura per l’urealplasma (antibiotico+omeopatia) e diminuirono i dolori alle gambe. (Fu l’unica volta che usai un prodotto non naturale).
- Cura per sospetta tiroidite subclinica: le cure (naturali) sembravano controproducenti.
- L’alimentazione fu una chiave importante per alleviare i dolori.
- Terapie antiallergiche (Metodo elisa, Vega Test, Dria Test, Test Kinesiologici): ci furono sempre dei miglioramenti.
- Dieta ad esclusione: funzionava, ma essendo molto laboriosa, spesso mi confondevo.
- Dieta senza glutine e latticini: i dolori diminuirono in meno di tre settimane.
- Dieta vegetariana: non cambiò molto.
- Dieta del gruppo sanguigno: ebbi i miglioramenti più rilevanti.
- Dieta Paleolitica (in qualche modo molto simile a quella del gruppo sanguigno, essendo io uno 0+): anche questa dieta sortì dei miglioramenti.
- Dieta fruttariana: la feci per un mese, ma poi la sospesi perché mi aumentarono i dolori.
- Integratori: personalmente, con gli integratori, non sono mai andata molto d’accordo. Neppure con il tanto acclamato magnesio. Mi sono trovata abbastanza bene con il glutatione; la vitamine D, B e C; un multivitaminico naturale; zinco omeopatico. Assunti solo ogni tanto.
Le cure mi avevano aiutata a sopportare maggiormente i dolori della fibromialgia, ma non mi avevano fatta guarire. Passarono gli anni e mi ritrovai in un vicolo cieco, in un punto zero. Zero soldi in tasca, perché spesi tutto quello che avevo per curarmi. Zero lavoro, perché non avevo sufficienti energie per sostenerlo. Zero rapporti sociali, perché ti passa la voglia di vedere gli amici quando stai male, sei triste e non ce la fai a stare in piedi. Zero risposte, sia dallo Stato che non riconosceva la mia malattia, sia dalla maggior parte dei medici, che mi trattavano come una malata immaginaria e un po’ psicotica.
Decisi, allora, di guardare in faccia la mia vita. E non mi piacque per niente ciò che vidi. Stavo vivendo, in terza persona, una vita non vita. Fatta di immense solitudini, continue incertezze, paure e amarezze, persino vergogna, in quanto tendevo a nascondere la mia condizione per paura di essere presa per pazza.
Non potevo continuare così. Era maggio del 2013. Avevo dei forti dolori ovunque, che non sentivo da anni. Ero stanca, stanca di cercare, stanca di essere malata, stanca di combattere. Non ce la facevo più… Dopo otto anni mi arresi…!
Decisi di fermarmi e di affrontare la mia condizione partendo dall’inizio, dando finalmente un nome alla mia malattia. Innanzitutto, presi un appuntamento con una reumatologa, per accertare o smentire definitivamente il primo responso di “sospetta fibromialgia”, datomi tanti anni prima, che nessun altro medico aveva deciso di avallare. L’esito fu immediato: Fibromialgia. La reumatologa mi disse che non c’erano tante speranze di guarigione, ma che avrei potuto certamente migliorare il mio stato doloroso.
La notizia non mi rattristò più di tanto. Il mio male aveva finalmente trovato un nome. Non ero matta. Non ero una malata immaginaria. E ora avrei potuto concentrare le mie ricerche in una sola direzione. Sì, perché non pensai neppure per un momento, di rinunciare a trovare una soluzione.
Erano passati otto anni, e in internet, c’erano molte più informazioni su questa malattia, molti più studi, teorie. Avrei di certo trovato una soluzione. Ad ogni modo, iniziai questo nuovo percorso mirato, facendo la cura prescrittami dalla reumatologa. Quasi tutti integratori. Non ne ebbi beneficio. Quindi, di mia iniziativa, tolsi glutine, latticini e zuccheri (che avevo tolto già più volte, con beneficio) e i dolori diminuirono di molto.
Nel frattempo, navigando sul web, un giorno, mi si aprì un varco di speranza. Dopo aver cliccato, per molti anni, la frase “sono guarita dalla fibromialgia”, sperando di trovare qualcuno che riportasse una testimonianza di guarigione, finalmente qualcuno scrisse di esserci riuscito. Il suo nome era Evelyn, Evelyn Carr, una donna americana, di professione Life Coach, guarita completamente dalla fibromialgia. Lessi avidamente la sua storia, il suo percorso e decisi di contattarla. Dopo svariati tentativi, finalmente riuscii ad avere un appuntamento con lei a fine Gennaio 2014.
Quando la incontrai fui come travolta da un’onda di pura energia, potente e positiva. Ero di fronte a una super donna, forte, brillante, bellissima e intelligente, in grado di capire perfettamente ciò che provavo e soprattutto in grado di darmi finalmente delle risposte. Chi più di una ex fibromialgica poteva capire una fibromialgica…?! Che gioia…! Era come aver trovato un’oasi nel deserto.
Ovviamente, all’inizio capivo solo un decimo di ciò che diceva e questo perché io, da buona fibromialgica, non riuscivo a focalizzarmi in una sola direzione. Energia dispersa ovunque, ecco ciò che ero. Evelyn me lo fece notare subito, al primo incontro, e fu così che iniziò il mio percorso con lei. Cominciai il suo Protocollo di cura (dieta mirata, sauna, integratori, camminata, acqua, meditazioni, respirazione, stretching, ecc.), capendo in fretta, che quella era sono una piccola parte del trattamento e che il lavoro più impegnativo consisteva nel guardare alla parte più nascosta di me, quella che non avevo mai visto, di cui non sapevo neppure l’esistenza, che urlando, attraverso il dolore, reclamava il diritto di esistere.
Evelyn Carr, con la sua gentilezza e il suo sorriso, mi rivoltò come un calzino, svuotandomi dei miei enormi pesi e delle mie insicurezze, rendendomi consapevole della mia malattia, ma soprattutto rendendomi consapevole di me stessa, delle mie capacità e delle mie doti che non riuscivo neppure a vedere. Sì, perché io, fino a quel momento, mi ero sempre sentita invisibile e ‘frammentata’.
Quando parlavo saltavo da un argomento all’altro, cercando di non pensare, mascherando con un sorriso, il male che avevo dentro. Tirando fuori dal ‘cappello’ le mie esperienze traumatiche, come fossero caramelle, come fossero nulla di importante. Tutto ciò che di scuro riempiva la mia anima, incominciò ad uscire. E più usciva, più io iniziavo ad alleggerirmi. Ma anche ad affondare. Sì, perché, tutte quelle cose orribili che mi portavo dietro, erano tutt’altro che leggere. Erano pesanti e scure.
Ad un certo punto del percorso, mi bloccai. Ebbi paura. Paura di conoscere, di scoprire, di andare avanti. Entrai in uno stato che io chiamavo limbo. Uno stato di medio malessere, in cui riuscivo a gestirmi e a cui, piano piano, mi abituai. Una palude, in cui vivevo ferma, immobile, respirando piano piano e muovendomi il meno possibile, per non sprofondare. Lasciando che i giorni passassero accanto a me, per paura o per rassegnazione e tormentandomi, tra i sensi di colpa, perché non riuscivo più ad andare avanti. Fu un susseguirsi di “inciampi”, di deviazioni dal percorso di guarigione. Sabotaggi che il mio inconscio confezionava, per evitarmi di guardare oltre al mio male. Smisi più volte la cura, ritrovandomi stressata, frustrata e dolorante come i primi mesi.
E intanto, quel posto angusto, scuro e melanconico, diventava, ogni giorno, sempre più familiare. Mi sentivo al sicuro, protetta, come dentro ad un guscio, caldo, tranquillo e confortevole, in cui non dovevo pensare, confrontarmi o espormi. Perché avrei dovuto uscirne? Pensarmi sana era, ormai, diventato un concetto completamente alieno. Mi terrorizzava. E poi, ci sarebbe voluta una gran quantità di energia per buttarmi, per fare, agire. E io non ce l’avevo. Così, l’abitudine prese il posto della voglia di vivere. Rimasi nel limbo moltissimo tempo. Pensai che, in fondo, fosse meglio rimanere in quella situazione non buona, ma comoda e poco stressante, che varcare la soglia di qualcosa di incerto, ignoto ed oscuro.
Dopo un lungo periodo di riflessioni, in cui Evelyn continuava a pungolarmi, per “svegliarmi” da quel falso torpore, iniziai a sentire il ticchettio del tempo e la voglia di uscire da quella condizione. Il limbo, che prima sembrava così rassicurante, improvvisamente, iniziò a tingersi di nero, a diventare orribile, insostenibile. Decisi di uscirne. Ma per farlo dovevo smettere di vivere in un mondo fatto di proiezioni irreali e nocive. E accettare la mia vita e ciò che ero io.
Avevo un’immagine di me, completamente distorta, nessuna consapevolezza di ciò che volevo o che avrei voluto essere. La mia identità era assente, intrisa da tutti quei retaggi familiari e culturali, che non mi appartenevano. Vivevo in terza persona. Non mi amavo e solamente l’idea di provare a farlo mi terrorizzava. La mia autostima era assente.
Per tutta la vita, avevo nascosto la testa sotto la sabbia, per paura di guardarmi dentro. Ero passiva. Ero aggressiva, come un cane ferito. Nel mio cuore covavo la rabbia per non essere mai stata vista o ascoltata. Ero attaccata al passato, alle critiche. Ero il peggior giudice di me stessa. Terribilmente intransigente. Vivevo nella confusione, nella competizione, nel perfezionismo, nello stress. Vivevo oltre i miei limiti fisici e psicologici. Non dicevo mai di no. Mi davo continuamente addosso. Mi denigravo, mi accusavo, mi facevo del male e non me ne rendevo conto. Non c’erano pazienza, tolleranza o accettazione dentro di me e avevo ben poco rispetto per me stessa. I miei sogni erano chiusi nell’ultimo cassetto.
Ero completamente soggiogata dai meccanismi nocivi del mio inconscio, dalla paura e dai sensi di colpa. Vivevo in funzione degli altri. Tutta la mia attenzione, il mio metro di misura e la mia stessa identità erano basati sugli altri, sul compiacere gli altri e sulla paura del loro giudizio. Non ero mai stata veramente indipendente. Non mi ero mai presa la responsabilità per me stessa. Non avevo mai vissuto per me, soltanto per me. Neppure per un giorno della mia vita.
Il lavoro che avrei dovuto fare era enorme, ma finalmente ero pronta.
Smisi col perfezionismo. Imparai a darmi un po’ di tregua, ad incoraggiarmi e a non confrontarmi continuamente con gli altri. Focalizzai su di me, sui miei pensieri positivi, sui miei obiettivi e sulla mia guarigione. Mi esercitai nel programmare e riprogrammare il mio inconscio, e ad allontanare la sua voce negativa. Iniziai a prendere la responsabilità per me stessa e a pensare alla mia indipendenza. Cambiai alcune mie abitudini ed incominciai ad organizzarmi per smettere di vivere nella confusione più totale e di procrastinare. Imparai ad evitare lo stress (anche se non sempre ci riuscivo), a diventare un po’ più disciplinata, a dedicarmi tempo, rispetto e amore. Capii l’importanza della stabilità emotiva. Scoprii che avevo moltissime capacità, talenti, indoli e desideri e che avrei potuto coltivare.
Imparai l’importanza dell’agire e ad incidere nella mia vita. E, infine, compresi che la realtà che stavo vivendo non esisteva. Vivevo nella proiezione delle mie paure, dei pregiudizi, delle frustrazioni, delle preoccupazioni esagerate e l’unico modo che avevo per cambiare la mia vita era quello di guardarla da un altro punto di vista. Quante cose avevo imparato.
In quasi tre anni, da quando incontrai Evelyn Carr, la prima volta, ho ribaltato ogni concetto che avevo di me e delle mie percezioni del mondo. Comprendendo che la fibromialgia non è solo dolore e tristezza. È il grido dell’anima, che non si placa se non lo ascolti. È la voce della tua essenza, schiacciata dai condizionamenti familiari e incapace di vedere le cose nella giusta prospettiva. È la tua voglia di vivere, relegata in un angolo, ad aspettare che qualcosa accada. È la voglia di dire basta ad una condizione ormai aliena. È la tua libertà. Senza vincoli e senza catene. Connessa al tutto, all’energia pura con la quale sei stata generata e a cui siamo destinati. È la vita oltre le barriere, di quella che tu credi sia la realtà, perché ciò che sei ora, non è nient’altro che illusione.
Oggi, sono consapevole di quanto la fibromialgia sia una malattia estremamente complessa ed articolata, piena di meccanismi, che molto spesso non siamo neppure in grado di vedere. È come un grande quadro. Se lo guardiamo da molto vicino (all’inizio del percorso) non riusciamo a capire nulla, ma, mano a mano che ci allontaniamo (diventando sempre più consapevoli), allora, riusciamo a vederlo in tutta la sua interezza.
È una malattia che dobbiamo affrontare a 360°, stando ben attenti a non perdere per strada gli strumenti che ci servono per combatterla: evitare lo stress, essere disciplinati, focalizzarci sulla guarigione, dedicarci tutto il tempo che ci serve, rispettare ed amare noi stessi, allontanare la voce negativa dell’inconscio, non confrontarci con gli altri, dieta, sauna, integratori, respirazione, stretching, camminata… Perché se perdiamo anche solo uno di questi ‘strumenti’, siamo obbligati necessariamente a ritornare indietro, a riprenderlo. E capita spesso. Perché il nostro inconscio è sempre lì, pronto a trattenerci nell’andare oltre.
Questi ‘inciampi’ dell’inconscio, però, sono inevitabili e anche necessari, perché è così che impariamo a capire dove e come sbagliamo. L’importante è non perdere mai la speranza e crederci. Molta gente ce l’ha fatta e se ce l’hanno fatta loro, perché non dovrei farcela io…?
Grazie Evelyn per avermi dato la mia vita.
GUERRIERA SONIA
(Video creato da Sonia durante il Percorso “Il Mio Potere” per la Campagna di Sensibilizzazione per i Giovani-insieme a Marika)
Evelyn Carr- Life Trainer: Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 nov 2017 & “Run for Fibromialgia”!19 novembre 2017 Verona
La Fibromialgia è uno squilibrio biochimico completamente curabile al 100%, il perchè questa Guarigione è spesso difficile apre un capitolo di studio sull’uomo in sè che porterà ad ogni essere umano a capire il vero significato delle parole Vivere e Benessere.
Convention Benessere “Vincere la Fibromialgia” 17-18 novembre 2017 Hotel Giberti -Via Gian Matteo Giberti 7 Verona
Venerdì 17 e Sabato 18 Nov 2017
Ore 10-13 e 15-19:00 Lavori
Ore 13:00- 15:00 pausa pranzo e tempo libero
Conferenza stampa: venerdì 17 nov 2017 ore 12:00
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la versione finale del libro gratuito “Dal Buio alla Luce”. Un libro in cui diversi miei Guerrieri raccontano la loro storia del il ns lavoro insieme, e racchiude anche la mia storia e di come ho rifiutato la parola “incurabile” nel 2011 al momento della mia diagnosi , il mio Percorso di Guarigione e le mille battaglie e difficoltà che ho affrontato in questi anni nel cercare di far capire alle persone che sì può Guarire.
Un libro che racconta il Coraggio di lottare per il proprio Benessere pilotato dalla voglia di Vivere!
Ho rifiutato anni fa di accettare non soltanto la parola “incurabile”, ma anche di accettare di vedere persone che vivono nel dolore e nella frustrazione quando so che loro possono e devono stare bene, impegnandosi per loro stessi ogni giorno con Amore.
Ringrazio ancora tutti i Guerrieri che hanno contribuito all’opera con le loro storie del proprio cammino dal Buio alla Luce.
Verrà presentata alla Conferenza stampa anche la Campagna di Comunicazione di Crescità Personale ed Autostima nei Giovani “La Sfida della Vita: Amare Me!“. Un collage di 8 videoclip improntati per aiutare i Giovani a non cadere vittime dell’autolesionismo, bullismo, bulimia, anoressia, basso autostima, suicidio ed altro.
Perchè Guerrieri che hanno lottato e Vinto contro il Dolore sono contro il Dolore in ogni forma ed in ogni individuo!
Alla conferenza stampa venerdì 17 novembre verrà presentata la Mostra “Il Gusto per la Vita” una raccolta delle meravigliose capacià artistiche dei Guerrieri in cammino verso la Guarigione. Spesso questi sono talenti che non hanno mai saputo di possedere, come Patrizia Gattini che ho spronato a scoprirli e il giorno dopo ha iniziato a creare dei bellissimi oggetti.
Le sue opere, in poche settimane, sono state già richieste da privati e aziende e solo con la passaparola! Sia lei che tutta la sua famiglia sono rimasti stupiti, ma io so che è quello che cela dentro ogni persona in cammino. E dopo questa mostra dei loro vari talenti tutti messi insieme in un unico portale voglio promuoverli nel mondo attraverso iniziative vari per darli visibilità. La loro creatività ed unicità, insieme alle loro storie di coraggio saranno fonte di ispirazione per Tutti, qualsiasi la sfida che stanno affrontando. Visibili e mai più invisibili, testimoniando il loro personale “Gusto per la Vita”!
Inoltre, verrà presentata l’anteprima del Documentario “Stop World Pain” che segnerà una svolta, in quanto abbiamo la possibilità, non soltanto di eliminare la Fibromialgia dalla faccia della terra ma di eliminare gran parte delle malattie che attualmente affliggono l’uomo. La Fibromialgia è un microcosmo che contiene tutte le problematiche che affliggono la ns società d’oggi, ed è come se fosse ingrandito a dismisura per farsì che ogni individuo potesse capire che esiste qualcosa di veramente sbagliato nel ns attuale modo di vivere.
Grazie alla Fibromialgia ogni persona potrà capire ed usufruire delle enorme lezioni di vita racchiuso nel cammino di ritorno alla vita . Un documentario per parlare di un nuovo modello di Benessere (il vero modello di Benessere) e di un nuovo modo di concepire la Vita.
Evelyn Carr
Per ulteriore info: promakers@libero.it